Knights of Columbus
Spesso e volentieri vado in
bicicletta sul Lungotevere Flaminio. Nella parte sinistra di questo
lungotevere, all’ombra dei platani subito dopo il Circolo sportivo dei
funzionari di Polizia c’è un altro circolo che si chiama I cavalieri di
Colombo. È un po’ prima di ponte Mussolini, sulla sinistra appunto. Per me
questo è uno degli scorci più belli di Roma. Ad un certo punto, prima del
circolo dei cavalieri, il marciapiede, molto alto, si interrompe e quindi
bisogna scendere dalla bicicletta, attraversare il piccolo passo carrabile, risalire
il marciapiede opposto e rimettersi in sella. Qui si apre una vista
particolare: I cavalieri di Colombo è una struttura, credo, in stile Bauhaus o
pseudo Bauhaus costruita forse negli anni ’50 – o in epoca fascista, forse più
in epoca fascista.. Fondazione Cavalieri di Colombo, c’è scritto. È una
costruzione bassa che affonda nello spallone del lungofiume, con ringhiere di
metallo a griglia e strutture di cemento intonacato; da questa costruzione
parte, sul lato nord verso Ponte Milvio, una piccola terrazza semicircolare,
metafisica oso dire, che guarda il
Tevere, come una piattaforma per i tuffi, piantata sull’infinito.. sembra
infinito perché come cinta del circolo c’è un basso muretto intonacato in ocra
scuro che continua in una siepe di sempreverdi ed al di sopra di questa siepe,
per tutta la sua lunghezza, non si vede alcuna struttura di città ma solo un cielo
vuoto blu infinito. Si costeggia la siepe che si allontana verso il ponte, un
po’ sotto i platani e quindi sempre immersi nell’ombra.. pochissime macchine
perché strano a dirsi è una zona dove non girano tante macchine e dove non ve
ne sono tante parcheggiate.. e sembra di stare in un altro mondo: mi ricorda un
po’ le strutture ed i quadri vuoti di De Chirico o quei film dei registi
italiani degli anni ’50 intrisi di realismo ma anche di metafisica; quei film
di quando Roma veniva costruita per assumere le dimensioni e l’aspetto che ha attualmente;
veniva costruita male, veniva su sregolata e caotica ma stava diventando una
grande città, il vero specchio dell’italianità. Questo scorcio, questo angolo
della città, con la sua terrazza protesa, con la sua siepe di cipressi potati di
frequente per non farli crescere, questa costruzione che assomiglia ad un
pontile di una nave o a un trampolino articolato per tuffi.. (che poi da sul
Tevere.. che non si vede), è uno dei luoghi più quieti, più sereni – e ci vuole
serenità, molta, in questi tempi.. più sereni, dicevo, di Roma.
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