C’era un tempo, un tempo selvaggio,
la violenza e la vendetta degli uomini,
affermazioni lineari di te stesso.
Il tuo frutto era il tuo sangue
spezzato dalle assurde lame della notte,
il silenzio era tuo compagno
nelle notti capillari
stillicidi forzati in lampi acuti di vita.
Brevi momenti intensi
e il flusso colorato delle illusioni
giocava in campi deserti
non riconducibili all’uomo.
Vaghe ombre della sera, vicino ai fuochi,
giocavano col tuo volto sporco.
Le fabbriche di metamorfosi alienanti
delle parole del disprezzo
del tuo sudore divino
spremuto fino a farne liquirizia
non esistevano che nella fantasia del futuro
poiché tutto il futuro era fantastico
e tutto ti apparteneva.
1972
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