sabato 20 settembre 2008

Jugoslavia (contro la violenza)

Nei caldi mesi dell'infanzia,
accoccolati nelle calde fontane,
stanno i bimbi uccisi dalla neve
e dal freddo furore degli uomini.

Le loro bocche vuote
i loro occhi diafani,
guardano altre primavere
e i loro cuori sono preda di lupi.

Nel silenzio del mattino,
nella notte di cartapesta alle porte,
essi sorvegliano le strade
come sentinelle affamate.

La loro paura è eterna,
il loro dolore è pietra,
nessun paradiso, mai più,
li scalderà.

Sabato 20 settembre 2008, ore 1.51, Roma

2 commenti:

Tommaso Maioriello ha detto...

Toccante il senso.. bello lo stile

Salus,
Tommaso

Paolo Emidio Angelini ha detto...

Questo è un mio commento a commenti fatti su questa poesia su il Club dei Poeti: commenti a dire il vero molto lusinghieri e di cui io sono fiero. Il tema trattato in questa poesia mi sta assolutamente a cuore e nel commento cerco di spiegare perché.

Eccolo:

"La prima versione di questa poesia si chiamava solo Jugoslavia, perché è stata scritta nei primi anni del '90 del secolo XX quando infuriava la guerra nei territori della ex-Jugoslavia.

Si, potrebbe appartenere a tutte le guerre, da quelle del Peloponneso alle guerre etniche fra gli Hutu ed i Tutsi, poiché in tutte le guerre muoiono quelli che non hanno alcuna colpa: i bambini.

Il freddo furore degli uomini non ha a cuore la loro pace e questo suona come una sinistra condanna per il genere umano. Anche se sappiamo che ci sono tanti uomini di pace nel mondo.

Si quei bimbi sono come sentinelle affamate, non hanno pace, cercano il calore e l'amore e non li troveranno mai, per questo sono spiriti inquieti: vagano, sorvegliano, soffrono. L'uomo ne ha fatti dei vampiri, si... dei cecchini, quando ho scritto c'era l'immagine del cecchino che sorveglia i crocevia: uomo in fin dei conti spietato ed inquieto, senza pace: e così i miei bimbi, privati del caldo, dei giochi, dell'amore, della vita, resi spietati, inquieti, lupi, l'innocenza violentata dal freddo furore degli adulti che tutto spazza senza fermarsi e ragionare".