martedì 21 luglio 2009

Un racconto: Non ho voglia

«Non ho voglia di scrivere» disse Paolo, chinando la testa e passandosi una mano fra i capelli.
Quel gesto remissivo provocò un’ondata di simpatia nella donna che gli stava davanti.
«In realtà non ho voglia di fare niente» proseguì «sono completamente abulico e chiuso in non so quale parte di me stesso, ormai da molto tempo».
«La tua vita non ha significato, lo perde? Senti che lo perde?».
«Non so, non mi interessano le cose che mi interessavano un tempo. Altri modi di pensare, altre riflessioni, altri accadimenti, altre sensazioni fisiche, altre emozioni».
«Forse stai solo invecchiando».
E lui sorrise. «Mi sento stanco» disse «si, vecchio!».
«Ma non lo sei, non abbastanza».
«Lo sono sempre stato. Saturno, il pianeta del mio segno. Ne ho sempre sentito il morso».
I loro occhi si incontrarono. Figlia di un matematico napoletano, pensò Paolo… l’amo. Amo i suoi riccioli fini e morbidi, scuri, che scendono giù in onde scomposte ma voluttuose, i suoi occhi color dell’acciaio e del magnete, i suoi occhi che mi fanno pensare al ghiaccio, all’acqua, ai Poli, al pensiero scientifico, alla ragione… amo il suo viso dai lineamenti perfetti e sensuali, il suo corpo appesantito dagli anni e dai figli ma giocoso e voluttuoso, la sua passione quando ci incontriamo, il perfetto modo che abbiamo di stare insieme.
«Caro… » disse lei e gli passò una mano sui capelli scendendo con la carezza fino al viso.
Lui l’abbracciò, la strinse al suo fianco, e appoggiò la testa alla sua, di lato. Era bellissimo stare con lei.
«Finché sarai al mio fianco non avrò mai paura», le sussurrò.

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